AGI - Licenziata per i ritardi nell'ingresso a lavoro, ma le mancanze della lavoratrice erano dovute alla scarsa puntualità del trasporto ferroviario locale. Per questo il tribunale di Firenze, sia nel primo che nel secondo grado di giudizio, ha dichiarato il licenziamento illegittimo, ordinando la riassunzione in servizio con un indennizzo per i periodi in cui non aveva lavorato. La lavoratrice, residente a Pontassieve, raggiungeva il posto di lavoro (una gelateria del centro storico) con il treno. Per 8 volte in 4 mesi è arrivata in ritardo per colpa dei treni regionali. Il provvedimento secondo il giudice avrebbe avuto inoltre un "carattere ritorsivo".
La lavoratrice aveva chiesto un congedo per motivi di studio e solo al suo rientro la società le aveva ordinato di trasferirsi in punto vendita diverso da quello vicino alla stazione in cui lavorava originariamente. Così sarebbero cominciati ad accumularsi i ritardi più significativi, perché arrivando da Pontassieve in treno ogni mattina quando lavorava nella stazione riusciva quasi sempre a entrare in negozio in orario, ma successivamente, dovendo fare a piedi il tratto fino al nuovo luogo di lavoro, le era capitato circa 8 volte in 4 mesi di fare alcuni minuti di ritardo.
Tutto ciò, a detta dei giudici, è avvenuto solo per i cronici ritardi dei treni regionali toscani, e inoltre non c'era motivo di trasferire la giovane perché nel processo è venuto fuori che era stata rimpiazzata da un'altra dipendente nel punto vendita in stazione. Da queste risultanze processuali i giudici della Corte d'Appello di Firenze si sono convinti che il licenziamento fosse dovuto in realtà solo a motivi ritorsivi nei confronti della giovane, contro il permesso ai fini di studio che la ragazza aveva richiesto alcuni mesi prima, e non per i ritardi, che non erano imputabili a sue negligenze, ma alla cronicità dei ritardi sulla linea ferroviaria. Né è pensabile, sempre per i giudici fiorentini, che una commessa assunta part time, e che ogni mattina dalla provincia deve andare a lavorare a Firenze nel centro storico, possa utilizzare l'auto invece di treni e mezzi pubblici, per ovvi motivi economici. La donna e' difesa dagli avvocati Stramaccia e Calvani.